HO SCORDATO UN CAVALLO IN CANTINA

 

Testo: Erika Biavati, Simone Masina

Musica: Erika Biavati, Ivan Fortini, Valerio Fuiano, Simone Pozzi

 

 

Stanotte ho sognato che avevo un cavallo

E me lo scordavo, lo scordavo in cantina

E poi lo trovavo coperto di polvere

E pieno di buchi…E magro di morte…

 

L’avevo legato con la corda al muro

Al muro sinistro, con la corda corta

E me l’ero scordato rinchiuso in cantina

E stava lì fermo…E non mi guardava…

 

E mi chiedo perché!! Come ho fatto a scordarlo!!

Proprio io che mi scrivo ogni minima cosa

Non dovevo scordarlo E mi tremano gli occhi

 

Lo guardo e non riesco nemmeno a toccarlo

La pelle è disfatta e si fa più sottile

E lui non mi guarda, non chiede il mio aiuto

Avevo un cavallo…E l’ho scordato in cantina…

 

E ripenso a ogni volta che ho perso qualcuno

E forse la colpa è la disattenzione

Come un gioco prezioso, lasciato in cantina

Tra polvere e buio…

E carcasse ingrigite

 

E mi chiedo perché!! Come ho fatto a scordarlo!!

Proprio io che mi scrivo ogni minima cosa

Non dovevo scordarlo…E mi tremano gli occhi

 

Stanotte ho sognato che avevo un cavallo

E me lo scordavo, lo scordavo in cantina

E per non morire nel sonno, mi sveglio

Mi asciugo le lacrime…E chiedo perdono

DESCRIZIONE - Ho Scordato Un Cavallo In Cantina

 

La canzone racconta di un incubo, in cui la protagonista ritrova in cantina un cavallo in fin di vita, da lei stessa dimenticato, legato ad un muro.

L’atmosfera cinematografica cupa e non rassicurante viene enfatizzata sia dal testo (carcasse ingrigite, muro sinistro, magro di morte…), che dalla parte musicale, che presenta volutamente delle disparità ritmiche, per portare l’ascoltatore ad un climax emotivo, in sintonia con lo scorrere del pezzo.

Il cavallo dimenticato rappresenta il senso di colpa, la paura di non essersi presi cura di chi ne aveva bisogno (e ripenso a ogni volta che ho perso qualcuno e forse la colpa è la disattenzione). La crescente inquietudine è data anche dall’arrangiamento, elemento importante, basato sulla commistione dei diversi suoni e dalle dinamiche musicali che vedono la massima forza nel ritornello, nel quale la protagonista non si capacita di una tale situazione e si racconta, nel suo intimo e spasmodico cercare di non dimenticare (come ho fatto a scordarlo, proprio io che mi scrivo ogni minima cosa). La voce è espressione di questo viaggio onirico ed emotivo; inizialmente racconta, in modo autentico, senza particolarI effetti sonori, per poi diventare via via un tutt’uno con la musica, fino alle note più acute, sul finale, rappresentative di una perdita di controllo e di un’estrema sofferenza. La tensione, ormai al culmine, porta all’interruzione del sonno. Al risveglio le sensazioni restano vive, le lacrime sul volto e il bisogno di chiedere perdono.

 

 

DESCRIZIONE VIDEO


Il videoclip di questo brano, (riprese Donato Testoni, montaggio Simone Masina) si ambienta in 2 luoghi differenti, in momenti diversi. La fabbrica è un luogo in disuso, ma molto illuminato, in piena estate. Nelle riprese fatte al mare siamo poco dopo il tramonto, in inverno. In entrambe le situazioni l’atmosfera è desolata, solitaria, quasi surreale. Erika si trova nella fabbrica, con un abito molto elegante, in forte dissonanza col setting, per sottolineare il contrasto tra ciò che cerca di essere (precisa, affidabile, matura) e ciò che scopre essere (distratta, superficiale, inaffidabile). Nelle scene sulla spiaggia si rappresenta il lento contatto con la parte più nascosta di sé, la presa di coscienza della non perfezione. Erika canta in mezzo al mare, con i vestiti addosso, come se non le interessasse più ciò che la circonda.

 

 

 

LA PAROLA ALL’AUTORE


Questo brano nasce da un mio incubo. Ho rielaborato ogni dettaglio con il supporto di una psicologa, per coglierne i significati più intimi ed ho deciso di esprimere in musica il sogno stesso, senza soffermarmi eccessivamente sui risvolti psicoanalitici, ma cercando di evocare in chi ascolta le stesse sensazioni che ho provato io.